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Palazzo Bo novecentesco

L’area nuova di Palazzo Bo viene realizzata a partire dal 1932 attraverso la demolizione degli ultimi edifici circostanti. Tra l’Ottocento e la prima metà del Novecento, infatti, Palazzo Bo viene ampliato e riceve l’assetto definitivo.  Dall’iniziale complesso dell’Hospitium Bovis, l’Università si era allargata fino a occupare tutto l’isolato compreso tra le vie Cesare Battisti, Otto Febbraio, San Francesco e riviera dei Ponti Romani. Includeva edifici di rilievo ma anche vecchie case adattate e cortili sparsi in un vero e proprio ‘labirinto’ di strutture.

Grazie alla ristrutturazione di alcuni degli edifici esistenti, la costruzione di nuove strutture e la decorazione scultorea e pittorica della sede centrale di Palazzo Bo e di altre sedi, in quegli anni viene ridisegnato il volto dell’Università. Le figure chiave di questo cambiamento sono da individuare principalmente in Carlo Anti, rettore tra il 1932 e il 1943, e negli architetti Gio Ponti ed Ettore Fagiuoli.

In particolare, l’architetto milanese Gio Ponti, figura centrale nell’operazione di restyling di Palazzo Bo, chiamò a collaborare con sé alcuni tra i maggiori artisti italiani del Novecento. Tra questi Arturo Martini, autore nel 1946 della statua del Palinuro, collocata nell’atrio dell’entrata principale del Palazzo (Atrio degli Eroi) e dedicata al comandante partigiano Primo Visentin, laureato a Padova e caduto durante la resistenza al Fascismo, ma anche Filippo De Pisis, Achille Funi, Ferruccio Ferrazzi, Gino Severini.

La nuova area si articola intorno al Cortile Nuovo (già detto anche Cortile Littorio), opera dell’architetto veronese Ettore Fagiuoli, dove si affacciano le aule affrescate degli Studenti e delle Studentesse. All’interno del Cortile Nuovo è oggi visibile la stele di Gio Pomodoro dedicata a Galileo Galilei e l’opera d’arte contemporanea di Jannis Kounellis che, così come la targa posta sulla parete di fianco, ricorda l’impegno nella lotta per la Resistenza di molti docenti, studenti e studentesse; un impegno che all’Ateneo, unico in Italia, è valsa la Medaglia d’Oro al valor militare. Dal cortile, la monumentale Scala del Sapere affrescata da Gio Ponti, con l’aiuto di Giovanni Dandolo e Fulvio Pendini, conduce al rettorato e alla Galleria, che funge da collegamento tra la parte nuova e antica di Palazzo Bo.

Inizia qui l’area dell’appartamento del rettore spazio un tempo destinato al Circolo dei professori, per il quale Gio Ponti ha ideato ogni singolo particolare, dal disegno dei pavimenti, ai tavolini, alle poltrone, gli attaccapanni, ai portariviste, le lampade, le porte e perfino le loro maniglie.

Del rettorato fanno parte lo Studio del rettore, che ancora oggi ospita le funzioni di ufficio del massimo rappresentante dell’Ateneo, la Sala da pranzo, la Sala di lettura, un’area attigua alla cucina che voleva offrire un’alternativa di ritrovo destinata al tempo libero dei docenti e delle loro mogli.

La Sala del caminetto è stata arredata da Ponti come stanza per il gioco delle carte; qui, sul caminetto spicca il modello di vascello veneziano fatto costruire da Giovanni Poleni (1685-1761) quando insegnava Costruzioni navali in questa università.

Contigua a quest’area del palazzo è la Sala del Collegio accademico (o Archivio), dove son stati collocati alcuni armadi e scaffali scolpiti e decorati tra il 1698 e il 1704 dall’artista fiammingo Michele Bertens, che formavano un tempo la biblioteca del convento benedettino di Santa Giustina. Attualmente gli scaffali conservano l’archivio studenti dal 1805 al 1866.

La sala del Collegio si chiude sulla Basilica che s’inscrive su quanto restava del Teatro di fisica sperimentale di Giovanni Poleni; l’ambiente è stato progettato dall’architetto Ettore Fagiuoli e ripensato completamente negli interni e negli arredi dall’architetto Gio Ponti. Il salone, diviso in tre navate separate da due file di colonne rivestite di stucco rosso, alle pareti accoglie l’affresco di Pino Casarini (1897-1972) che celebra la storia politica dell’Università, dall’8 febbraio 1848 fino alla guerra di Etiopia (1935-36) e di Spagna (1936-39).

Dalla basilica si accede alla Sala del Senato un ambiente arricchito dal grande tavolo disegnato dal designer milanese Gio Ponti e intagliato da Eligio Polidori. Tra le finestre, invece, si trova il gonfalone dell’Università di Padova offerto nel 1892 dalle donne padovane e nella parete di fronte all’ingresso risalta una nicchia con un mosaico, opera dell’artista Gino Severini. Nell’anticamera che introduce alla Sala del Senato sono presenti i ritratti dei rettori che si sono succeduti dal ricongiungimento del Veneto all’Italia fino ad oggi.

L’uscita (e l’ingresso) ufficiale da quella che viene chiamata l’area ‘nuova’ di Palazzo Bo è definita dal portone che affaccia su via Otto Febbraio, realizzato nel 1922 col bronzo dei cannoni della prima guerra mondiale e sul quale sono stati scolpiti i nome degli studenti caduti in quel conflitto.

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