Dopo la diaspora duecentesca, nel corso del Trecento (soprattutto nel 1306 e nel 1321) una serie di migrazioni di studenti dall’Università di Bologna allo Studio padovano, portarono a quest’ultimo non pochi vantaggi.
In particolare, nel 1321 diversi giuristi bolognesi erano sciamati a Imola e da lì si erano spostati successivamente in parte a Siena e in parte avevano preso la via di Padova. Questo gruppo aveva negoziato patti molto vantaggiosi con gli emissari comunali, tra i quali vi era il notaio Albertino Mussato, al quale nel 1315 era stato riconosciuto, davanti al Senato e all’Università di Padova, il titolo di poeta laureato per le sue opere (numerosi poemi in latino e tre opere storiografiche su Padova e la Marca Trevisana), diventando così il primo poeta a fregiarsi del titolo.
Per definire i rapporti con i giuristi bolognesi, il Comune aveva costituito dunque quattro “trattatori generali” con l’incarico (e il potere) di consolidare i patti preesistenti e stabilirne degli altri cosicché lo Studio potesse acquistare ulteriore lustro. Gli accordi prevedevano che venissero adottate a Padova le norme già accordate agli studenti a Bologna e che l’Ateneo fosse retto secondo l’ordinamento bolognese, così da permettere ai giuristi dell’Alma Mater di “trapiantarsi” con grande facilità nella città carrarese.