LA NECESSITÀ DI UN ORTO DEI SEMPLICI
È il 1533 quando viene istituita nello Studium Patavinum, per la prima volta in Italia, la cattedra ad Lecturam Simplicium assegnata a Francesco Bonafede docente padovano di medicina pratica ordinaria in secondo luogo. Prima, l’insegnamento sui farmaci, non veniva impartito da cattedre speciali ma i lettori di medicina pratica consideravano di volta in volta, a seconda delle singole malattie, le medicine più appropriate da utilizzare.
Il nuovo insegnamento invece, a carattere fortemente applicativo, prevede lo studio della farmacologia vera e propria, delle proprietà cioè dei prodotti naturali, minerali, vegetali e animali. Per questo si avverte presto l’esigenza, soprattutto da parte di Bonafede, di creare un luogo in cui coltivare e studiare e osservare le erbe a uso terapeutico e dove offrire dimostrazioni pratiche della materia insegnata agli scolari.
Questa necessità trova risposta nella delibera, dell’estate del 31 luglio 1545, che autorizza la costruzione del pubblico Orto dei semplici, un luogo dove si potevano coltivare le piante medicinali (i semplici) provenienti dalle regioni soggette al Dominio veneto e dai domini della Serenissima nel Mediterraneo orientale, e a cui, come richiesto da Bonafede, fosse anche annessa “una spezieria che servisse allo studio e all’autenticazione dei prodotti medicinali”.
I medicamenti, un tempo, venivano distinti tra semplici e composti; i primi provenivano dai regni naturali vegetale, animale e minerale, i secondi risultavano invece dalla composizione dei primi. Dal momento che le piante dominavano questa categoria, l’Orto viene chiamato dei semplici.
Già nel 1546 l’Orto dei semplici, di cui era prefetto Luigi Squalermo, poteva già essere visitato.
La sua istituzione rappresenta un passaggio di grande importanza nella storia della scienza moderna perché introduce il metodo dimostrativo anche in quella parte della farmacologia che si occupa dello studio delle sostanze medicinali, specialmente di quelle vegetali, e nella botanica.
L’ORTO E LA SUA FONDAZIONE
Edificato con grande probabilità su progetto dell’architetto Andrea Moroni, l’Orto medicinale viene creato sulla base di una struttura circolare con un quadrato inscritto e, a sua volta suddiviso in quattro quadrati più piccoli, da due viali perpendicolari. Al suo interno, alcune aiuole formano disegni geometrici diversi l’uno dall’altro. Nel 1552, a causa dei continui furti di piante, la struttura viene circoscritta da un muro.
Nei secoli successivi l’Orto subisce modifiche e trasformazioni, arricchendosi di statue, fontane, busti ed elementi decorativi ma tali da non alterare la struttura d’origine; nel tempo vengono aggiunte anche le serre e l’aula a emiciclo, il cosiddetto ‘teatro botanico’. L’intera struttura si ingrandisce invece oltre il muro di cinta, solo nell’800.
Oggi l’Orto botanico, considerato l’origine di tutti gli orti botanici del mondo, accoglie circa 7000 esemplari appartenenti a oltre 3500 specie diverse, specie rare e maestose, tra cui un platano orientale del 1680 con il fusto cavo, un ginkgo del 1750 e una magnolia forse risalente al 1786, ma anche una palma di San Pietro messa a dimora nel 1585 e che Goethe descrisse nel suo saggio sulla metamorfosi delle piante.
Quella che un tempo era la dimora del prefetto, un grande edificio che risale al XVII-XVIII secolo, oggi è uno spazio espositivo che ospita la Biblioteca storica, l’Archivio e la Banca del Germoplasma.
Oggi in Orto botanico trova sede un Erbario, che conta circa 600.000 esemplari tra cui anche specie estinte, cui si affianca una collezione di alghe, l’Algario.
Dal 1997, come bene culturale, viene inscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco (World Heritage List).
A seguito dell’acquisizione di una nuova area a sud dell’Orto botanico antico, dal 2014 sono state aperte al pubblico le nuove serre del Giardino della biodiversità che ospitano circa 1.300 specie vegetali simulando le condizioni climatiche dei vari sistemi ambientali.
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