Fino al XVIII secolo, a Padova la coltivazione e lo studio delle piante erano inizialmente oggetto di esclusiva competenza dell’Orto botanico, fondato già nel 1545. Luogo a supporto all’insegnamento dell’agricoltura, l’Orto agrario sorse solo due secoli dopo quello botanico, rimanendone sempre completamente scollegato. Ad unire idealmente i due orti, uno studioso di botanica, Pietro Arduino: prima “giardiniere” e poi “custode” dell’Orto botanico, nel 1761 divenne il primo docente a ricoprire la nuova cattedra ad rem agrariam e dal 1766 anche il primo direttore dell’Orto agrario.
La necessità di fornire corsi universitari di agraria rispondeva a sollecitazioni contingenti e si legava a un tentativo di rinnovamento dell’università padovana, minacciata dal moltiplicarsi degli atenei in Europa. Per essere competitiva, l’università doveva dotarsi di nuove strutture e di spazi sperimentali, offrire corsi applicativi e moderni; e di farlo in italiano, non più in latino. Nel 1766 i Riformatori dello Studio concessero ad Arduino i finanziamenti necessari per realizzare entro le mura cinquecentesche, a Borgo Santa Croce, un primo piccolo Orto agrario fornito di pochi attrezzi rurali e di un paio di animali. A più riprese lo spazio riservato alle colture si ampliò, inglobando alcuni campi confinanti e arrivando ad estendersi per più di 5 ettari.
L’unificazione napoleonica al Regno d’Italia fornì il terreno ideale per la circolazione delle nuove idee in campo agricolo e ne giovò quindi la ricerca. Con il ritorno poi del Veneto agli austriaci e il passaggio della direzione dell’orto a Luigi Configliachi, si abbandonò quasi completamente la sperimentazione in favore dell’insegnamento delle pratiche e delle colture già diffuse. L’eliminazione formale nel 1870 della cattedra di agraria sancì una definitiva perdita d’interesse da parte del mondo accademico. Nei primi anni del 1900, l’Orto agrario risultava mutilato e in stato di semi-abbandono.
Venne costruita in zona Portello la nuova sede dell’Orto agrario, diretta da Leopoldo di Muro, docente di economia ed estimo e più tardi ad un ingegnere, Guido Ferro, poi rettore dell’università di Padova. Solo nel 1946 ricomparve fra le facoltà padovane quella di Agraria. Negli anni Novanta la didattica e la sperimentazione vennero trasferite in un’area più adatta per dimensioni e vocazione, ossia nel nuovo Campus di Agripolis a Legnaro.
1926, Orto agrario al Portello
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