Tra l’Ottocento e la prima metà del Novecento Palazzo Bo venne ampliato fino a ricevere l’assetto definitivo. Dall’iniziale complesso dell’Hospitium Bovis, l’Università si era allargata fino ad occupare tutto l’isolato compreso tra le vie Cesare Battisti, VIII Febbraio, San Francesco e riviera dei Ponti Romani. Includeva edifici di rilievo ma anche vecchie case adattate e cortili sparsi in un vero e proprio ‘labirinto’ di strutture. Carlo Anti, rettore tra il 1932 e il 1943, e l’architetto Gio Ponti, assieme al professor Giuseppe Fiocco e all’architetto Ettore Fagiuoli, contribuirono in quegli anni a ridisegnare il volto dell’Università attraverso la ristrutturazione di alcuni degli edifici esistenti, la costruzione del Palazzo del Liviano, la decorazione scultorea, pittorica e l’allestimento degli interni sia di quest’ultimo che della sede centrale al Bo. L’architetto milanese, per farlo, chiamò a collaborare con sé alcuni tra i maggiori artisti italiani del Novecento.
Il rinnovamento del Bo e la costruzione di Palazzo Liviano rientravano in un ancor più vasto ambito di iniziative edilizie che interessarono anche altre sedi, come l’Orto botanico, la Specola, l’Osservatorio astronomico di Asiago e alcuni istituti scientifici a sud del Piovego. Tutto ciò fu possibile grazie all’istituzione, nel 1933, del IV Consorzio per la sistemazione edilizia della Regia Università di Padova, al quale venne attribuito un finanziamento ministeriale di 35 milioni di lire e un contributo da enti locali di 10 milioni.