Quando Galileo Galilei, a Padova fra il 1592 e il 1610, osservava il cielo con il cannocchiale, non lo faceva certo dalla torre della Specola, trasformata in realtà in osservatorio poco più di 250 anni fa. Lo faceva piuttosto dalla finestra e dall’orto della sua casa padovana, in quella che oggi è via Galilei.
La torre della Specola certo esisteva: l’antica torre di difesa edificata nel IX secolo, la tor longa, era stata risistemata sotto la tirannia di Ezzelino III da Romano per essere prigione e sala di tortura per i nemici del tiranno. In rovina dopo la caduta di Ezzelino, venne ricostruita nella seconda metà del Trecento dai nuovi signori di Padova, i Carraresi, per far parte del nuovo castello. Nel Cinquecento, con la costruzione della nuova cinta muraria, perse funzione difensiva per diventare semplice magazzino.
Tavole di stato di fatto e di progetto degli allievi della scuola di architettura pratica di Domenico Cerato
Nel 1761 i Riformatori dello Studio, decretarono la costruzione di una specola per le osservazioni astronomiche, che si decise sarebbe stata costruita adattando una struttura già esistente: la scelta cadde proprio sulla Torlonga, dopo una prima proposta che individuava la torre del palazzo principale dell’Università, il Bo. A reggere la cattedra di astronomia era in quel momento Giuseppe Toaldo, che stese un progetto in accordo con l’architetto Domenico Cerato.
I lavori vennero avviati nel 1767: il progetto contemplava la creazione nella stessa torre di due osservatori distinti, a diversa altezza e con diverse funzioni. Un adiacente edificio in cattivo stato sarebbe stato restaurato e trasformato in Casa dell’astronomo.
Ci vollero dieci anni e più del doppio del denaro previsto perché il progetto, curato da Cerato nei minimi dettagli, nelle soluzioni più sicure e funzionali, e nella scelta dei migliori materiali, venisse realizzato.
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