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Prima del Bo: l’acquisizione dell’Hospitium Bovis

Dalla fondazione dello Studio e per tutto il XV secolo, le lezioni non si tenevano in una sede stabile, ma era invece compito dei professori provvedere a rendere disponibili spazi consoni, che loro stessi dovevano prendere in affitto o acquistare con il proprio stipendio

Vi erano quindi diverse sedi sparse per la città, soprattutto nelle contrade di san Biagio, santa Lucia, santa Caterina e in quella della Ca’ di Dio. In quest’ultima zona è documentato anche l’acquisto, da parte del professore di diritto civile Francesco Porcellini, importante giurista della nobile famiglia dei Capodilista, di un edificio da utilizzare anche per ospitare studenti, per la non modica cifra di 750 ducati.

Nel 1493 lo Studio dei Giuristi si trasferì nel grande edificio che in precedenza ospitava un albergo all’insegna del bue, “Hospitium Bovis”, nella contrada di san Martino, e che ancor prima era uno dei palazzi dei Papafava, uno dei rami della famiglia reggente a Padova. Sembra infatti che durante l’assedio del 1405 Francesco da Carrara, per sdebitarsi con il macellaio Jacopo Marcolini di Bonzanino che lo aveva rifornito di carne, gli avesse ceduto tre palazzi, tra i quali appunto l’albergo del Bo. Ed è proprio con la famiglia dei Bonzanini infatti che, sempre nel 1493, il rettore dell’università dei giuristi Bernardo Gil aveva stipulato un contratto per utilizzare a scopo didattico una serie di ambienti collocati, appunto, all’interno dell’albergo, ottenendo il consenso e i finanziamenti per l’insediamento e la realizzazione delle opere. L’Università ne sarebbe entrata però in pieno possesso solo nel 1539.

Il documento di cessione in enfiteusi del 1493 recita:
Lo spettabile e generoso cavaliere e dottore Iacopo Bonzanino del fu spettabile cavalier Bonzanino solennemente promise di investire il magnifico e chiarissimo signore Bernardo Gil da Valencia, e gli spettabili signori consiglieri Agostino, Morato, Stefano d’Ungheria, Pelagio Burges da Maiorca, Iacopo Bovi da Verona, Andriono Artusini da Ravenna, Antonio Trento da Vicenza, che stipulano e accettano a nome dell’intera università dei signori leggisti tanto per il tempo presente quanto per il futuro (…) di parte di un palazzo in muratura e legno, a più piani, con tetto di coppi, ed anzitutto di tutta l’area di ingresso all’edificio un tempo denominato Albergo del Bo’, fatta eccezione per due magazzini dai due lati dell’ingresso (…). Parimenti promise di investirli di tutto il cortile di detto edificio sino alla casa di detto Iacopo, che sta a sinistra dell’ingresso, denominata la Casa bianca, che egli riservò a sé (…). I patti e le condizioni sono queste. Primo, si costruiscano e fabbrichino delle scuole a spese del serenissimo Dominio di Venezia, nelle quali gli spettabili e chiarissimi giureconsulti attuali e futuri in infinito terranno lezione ogni giorno (…)

Solo nel 1542 i Riformatori avrebbero deciso di creare uno spazio unitario insediando all’interno del Bo anche l’Universitas Artistarum.