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Sesta settimana: da Matapozuelos a Barbastro

Le tappe giorno per giorno

Giorno
Day

Data
Date

Partenza
Departure

Arrivo
Arrival

Km

33

23/05/2022

Matapozuelos

Peñafiel

69

34

24/05/2022

Peñafiel

Santa María de las Hoya

92

35

25/05/2022

Santa María de las Hoya

Soria

69

36

26/05/2022

Soria

Agreda

57

37

27/05/2022

Agreda

Ejea de los Caballeros

85

38

281/05/2022

Ejea de los Caballeros

Huesca

76

39

29/05/2022

Huesca

Barbastro

51

Di Matapozuelos si può parlare in due maniere: dire soltanto della chiesa di Santa Maria Magdalena, oppure svelare l’intricato e oscuro labirinto che si nasconde nel suo sottosuolo.

Borgo traforato di cunicoli tortuosi e sale voltate, Matapozuelos custodiva i sui tesori in cantine riempite di botti ricolme di vino.

Proseguiamo verso occidente su terreni ondulati e brulli fino a giungere a Peñafiel dove si vede, alto sulla collina, il castello dalle lunghe mura rettilinee, turrite e merlate. Costeggiamo il Río Arandilla, il Río Pilde fino ad addentrarci nel  Parque natural del canon del río Lobos dove si vedono spettacolari paesaggi scolpiti nei secoli dalla forza dell’acquea del fiume. A San Leonardo de Yagüe sorgeva un ospedale costruito per la cura dei pellegrini diretti, in una delle infinite diramazioni, al santuario di Santiago de Compostela.

Al termine della terza giornata di viaggio giungiamo a Soria, città che conserva nei suoi edifici lo stile ereditato dagli arabi, il mudéjar. Questi influssi li puoi vedere negli archi moreschi e in quelli doppiamente intrecciati del chiostro di San Juan de Duero, nei decori all’esterno dell’abside della chiesa di San Juan de Rabanera o nella facciata della Sala capitolare.

Partiamo da Soria diritti a Ágreda,  Ejea de los Caballeros e Huesca, dove re Pietro IV d’Aragona fondò nel 1354 l’università sertoriana, ospitata, dal Cinquecento, nel palazzo reale dalla caratteristica pianta esagonale allungata. Nel 1690 il pittore, incisore, architetto e trattatista Francisco José de Artiga progettò un ampliamento dello Studio: un grandioso ottagono regolare con un fastosa facciata barocca realizzata seguito in modo austero.

Nella provincia di Huesca nacque Juan Almenar che alcuni lo vogliono ancora, a torto, di Valencia. Juan si laureò a Padova il 4 febbraio 1501 dando alle stampe a Venezia l’anno successivo il Libellus ad evitandum et expellendum morbum Gallicum, un trattato dove propose delle terapie per contrastare il morbo gallico o sifilide, come la chiamò Girolamo Fracastoro, contemporaneo nella frequentazione di Padova durante gli studi.

Finalmente giungiamo a Barbastro, città adagiata sulle ultime propaggini dei Piranei. La città diede i natali a Bartolomé Juan Leonardo de Argensola, storiografo e poeta spagnolo che incontrò a Roma, nel 1615, Galileo Galilei. Per conto dei Granduca di Toscana lo scienziato offriva alla corona spagnola una soluzione per dominare la navigazione dei mari, ossia risolvere “ quel problema massimo e maraviglioso di ritrovare la longitudine”.

Il team della settimana

Pedalare è per me una passione che ho abbracciato all’inizio per necessità, non potendo più correre da molti anni, ma che poi è diventata uno stile di vita tanto che ora la bicicletta rappresenta il mio principale mezzo di trasporto (non ho la macchina). Non vedo l’ora di cominciare, questa è una fantastica iniziativa e vorrei cogliere quest’occasione per ringraziare gli organizzatori per questo che senz’altro non è un compito facile da gestire. E “last but not least” da quanto ho capito sarò il decano dei partecipanti!
Giuseppe De Vito

Giuseppe De Vito

Ho sempre amato girare in bicicletta perché è un mezzo relativamente lento, che permette di osservare i luoghi attraversati, e nello stesso tempo consente di coprire, con le sole proprie forze, distanze a prima vista impensabili. Sono felice di partecipare anche perché attraversare in modo green l’intera Europa, lontani dal traffico, potrebbe sembrare ormai un’utopia ma questa esperienza testimonia che un altro modo di pensare è possibile. La bici ci fa sentire liberi!

paolo pavanello vagants

Paolo Pavanello

Ho deciso di partecipare alla staffetta per 2 importanti ragioni, una su tutte il grande amore che ho fin da piccolo per la biciletta. Per diversi anni ho vissuto le mie giornate di bambino divertendomi sulla bici da corsa, assemblandone di ogni tipo e correndo tra le pinete e i turisti di Bibione. Il rapporto di gioco e soddisfazioni che avevo con le mie bici è andato trasformandosi in conflittuale fino a rompersi bruscamente quando ho lasciato il ciclismo agonistico. Da qui la seconda ragione, la volontà di recuperare un rapporto di complicità e divertimento scoprendo un mondo nuovo, quello dei viaggi in bicicletta. Nell’ultimo periodo mi sono allenato duramente per ricominciare a farmi emozionare dal ciclismo e sento che questo viaggio sarà una grande esperienza in tal senso.
Federico Bettin

Federico Bettin

Unire due mie grandi passioni come il viaggio on the road e la bicicletta, associandole ad un evento storico quale è l’anniversario degli 800 anni dell’Università per la quale lavoro da oltre 20 anni è stata per me da subito un’occasione da non perdere. Nell’essere parte di una staffetta, più che mai simbolo di unione, in un periodo difficile per tutto il mondo e tornare a viaggiare in gruppo nel periodo post-covid vedo dell’altro simbolismo legato alla ripresa di tutte le nostre vite.

Alessandro Lanza

Alessandro Lanza

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