Un re polacco, un cancelliere di Stato francese, un celebre poeta e drammaturgo irlandese, il medico inglese che per primo descrisse la circolazione del sangue. Sono Stefan Bathory, Michel de l’Hospital, Oliver Goldsmith e William Harvey. Sono solo quattro di quaranta nostri studenti stranieri illustri, simbolo della costante vocazione internazionale dell’Università di Padova.
I loro ritratti decorano la Sala dei Quaranta, la sala che conduce alla storica Aula Magna di Palazzo Bo e che ospita anche la celebre Cattedra di Galileo. Furono realizzati nel 1942 da Gian Giacomo Dal Forno, nell’ambito della ristrutturazione del palazzo voluta dall’allora rettore Carlo Anti e affidata al designer milanese Gio Ponti.
Damiano De Goes, diplomatico e storico portoghese (1502-1574)
Antonio Agustin, storico del diritto romano e canonico spagnolo (1517-1586)
Emile Perrot, umanista e giureconsulto francese (?-1556)
Michel de l’Hospital, cancelliere di Stato francese (1504?-1573)
Caspar Bauhin, anatomista e botanico svizzero (1560-1624)
Jean Prevost, botanico e medico svizzero (1585-1631)
Adriaan van den Spiegel, anatomista e chirurgo fiammingo (1578-1625)
Jan van Heurne, medico olandese (1543-1601)
Thomas Linacre, medico e umanista inglese (1460-1524)
Francis Walsingham, statista inglese (1532-1590)
William Harvey, medico inglese (1578-1657)
Oliver Goldsmith, poeta e drammaturgo irlandese (1728-1774)
Johan Ruthven, politico scozzese (sec. XVI)
Olof Rudbeck, botanico e medico svedese (1630-1702)
Olaus Worm, filosofo e medico danese (1588-1654)
Pier Giov. Resenius, consigliere di stato e storico danese (1625-1688)
Thomas Bartolin, medico danese (1616-1680)
Nicolò da Cusa, filosofo e teologo tedesco (1401-1464)
Johann Georg Wirsüng, medico tedesco (1600-1643)
Werner Rolfinck, medico, botanico e chimico tedesco (1599-1673)
Protasius de Czernahora, umanista ceco (sec. XV)
Jan Kritel Bohac, naturalista e medico ceco (1724-1768)
Witelo, filosofo e scienziato polacco (sec. XIII)
Klemens Janicius, poeta polacco (1516-1543)
Jan Kochanowski, poeta polacco (1530-1584)
Franciscus Skorjna de Poloczo, medico ed editore bielorusso (1490 ca.-1535 ca.)
Petr Vasiljevic Postnikov, medico e filosofo russo (sec. XVIII)
Ianus Pannonius, umanista ungherese (1434-1472)
Stefano Bathory, re di Polonia, ungherese (1533-1586)
János Sámboky, medico e letterato ungherese (1531-1584)
Costantino Cantacuzino, filosofo e letterato rumeno (1650-1716)
Marko Gerbec, medico sloveno (1658-1718)
Demeter Dimitrije, letterato e medico croato (1811-1872)
Georgius Benignus, filosofo e teologo bosniaco (?-1540)
Giovanni Argiropulo, letterato greco (1410-1492 ca.)
Alessandro Maurocordato, medico e gran dragomanno greco (1636-1709)
Giovanni Capodistria, medico e statista greco (1776-1831)
Marino Becichemo, umanista albanese (1468-1526)
Niccolò Leonico Tomeo, umanista albanese (1456-1531)
Emanuele Sciascian, medico armeno (1775-1858)
Il restauro delle 40 tele è stato uno dei grandi progetti dell’Ateneo. Dalla fine di ottobre 2020 labari e tele sono stati, infatti, oggetto di un importante lavoro di restauro, sostenuto da privati, cittadine e cittadini, aziende, associazioni ordini professionali, club service, professori e professoresse, ambasciate, consolati. L’intervento è stato condotto prevalentemente con finalità conservative e mirato al consolidamento strutturale dei supporti, caratterizzati da un materiale estremamente fragile.
Nella Sala dei Quaranta trovano collocazione anche sette labari rappresentanti le Facoltà o Scuole, a lungo utilizzati negli eventi di alta rappresentanza. Sei di essi furono donati nel 1922, in occasione dei 700 anni dell’Ateneo, da un comitato di «Signore e Signorine» delle città di Trieste, Trento, Fiume, Vicenza, Udine e Verona. In seta, dipinti e con ricami in oro, i labari corrispondono ciascuno al colore delle Facoltà, cui sono dedicati, con un’immagine ad esse ispirata: Igea per la Facoltà medica (labaro delle donne triestine); l’ala d’aquila per la Facoltà di Filosofia e lettere (labaro delle donne trentine); la Giustizia per la Facoltà di Giurisprudenza (labaro delle donne fiumane); la civetta per la Facoltà Fisico-Matematica (labaro delle donne vicentine); il genio per la Scuola degli Ingegneri (labaro delle donne udinesi); un serpente avvolto intorno ad una patena per la Scuola di Farmacia (labaro delle donne veronesi). Il settimo labaro, rappresentate la Facoltà di Magistero, è stato probabilmente realizzato in epoca successiva, considerato che la Facoltà prese il suo avvio dal 1951.
Tale progetto è stato reso possibile grazie a un’importante campagna di raccolta fondi attivata dall’Ateneo che si è conclusa con successo grazie all’aiuto dei numerosi donor che hanno creduto in questo progetto.